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Posts written by PID_Block

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    Cavo autoscaldante.

    www.caviscaldanti.com/
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    Normalmente l'unità esterna viene posizionata lungo il perimetro dell'edificio con l'espulsione orientata verso l'esterno. Quindi il vento è normalmente contro flusso: il ventilatore si ritrova a dover vincere le perdite di carico introdotte dalla pressione del vento. L'effetto è una riduzione della portata d'aria che attraversa la batteria e quindi una riduzione dello scambio termico (e della potenza termica della pompa di calore). La temperatura del vento non è diversa da quella ambiente, semplicemente aumenta lo scambio termico corporeo e percepiamo più freddo. Ma la batteria non è il corpo umano. Per assurdo se il vento soffiasse sulla parete di ingresso della batteria sarebbe favorevole (è chiaro che se tira vento e piove, le gocce d'acqua trasportate potrebbero ghiacciare sulla batteria, determinando un aumento dei defrost).
    Qui abbiamo la Bora, folate che superano i 100 km/h, le quali introducono un altro problema: se agiscono in controflusso possono bloccare la rotazione dei ventilatori installati verticalmente (possibile intervento della protezione termica e se il ventilatore è ad inverter bloccaggio per sovracorrente...almeno il ventilatore si tutela da guasti).
    Relativamente alle dissipazioni di un edificio: nel calcolo dei carichi termici (Legge 10) si tiene conto di superfici esposte al vento, il cui effetto è funzione della velocità dell'aria, della superfice interessata e della differenza di temperatura tra la superficie e l'aria (scambio termico per convezione)
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    Che le pompe di calore aria/acqua calino in prestazione con la diminuzione della temperatura esterna è un dato di fatto.
    Mi sembra altrettanto chiaro che la pompa di calore va scelta sulle sue prestazioni alla temperatura di progetto su cui vengono fatti i calcoli dei carichi termici (-5°C, -8°C...etc).
    Dò per scontato che se ho bisogno di 10 kW a -5°C non prendo una macchina che me ne da 10kW a 7°C........Ma non posso certo sceglierla prendendo come riferimento il carico termico a -20. Sostenevo invece che per temperatura esterne inferiori a quella di progetto, che si verificano in periodi eccezzionali, dirottare la potenza in alcune zone piuttosto che in altre può essere una scelta concordata con il cliente, al fine di contenere la taglia della pompa di calore.
    E' chiaro anche che un preriscaldo aiuta le unità esterne "giapponesi". Mi ripeto dicendo che per aumentare le prestazioni al ridursi della temperatura esterna bisogna aumentare batteria e portata d'aria, ed è inevitabile pagare tale prestazione. Come preriscaldo 6000 mc/h? Chi vince la perdite di carico del sistema di preriscaldo? E qual'è il guadagno del preriscaldo in termini di salto termico?

    N.B. tecnicamente molte "giapponesi" (per non dire tutte) eseguono iniezione di gas caldo in aspirazione al compressore con il diminuire della temperatura esterna. Questo perchè avendo batterie e ventilatori piccoli (poco prestanti) evaporano a temperature molto basse e sono quindi costretti ad iniettare gas caldo in aspirazione per mantenere il compressore all'interno del suo dominio di lavoro. Il calore dirottato in aspirazione chiaramente viene sottratto all'impianto, con riduzione delle prestazioni.
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    Ehehe. Bhe la pompa di calore la devi per forza scegliere in funzione delle dispersione alla temperatura di progetto (Legge 10 ect...). Quindi una macchina che ti dia quella potenza alla temperatura di progetto. Se la taglia commerciale è leggermente superiore, hai dei margini, altrimenti devi sperare che i calcoli dei carichi termici siano abbondanti rispetto alla realtà. Battute a parte sono i periodi di grande freddo continuo a mettere in crisi l'impianto.
    Da questo punto di vista un pavimento con regolazioni di zona (testine o valvole) può essere sfruttato per gestire la potenza della macchina, evitando di scaldare tutto contemporaneamente (usando cronotermostati per esempio), alternando zona notte da zona giorno, riducendo così il carico termico massimo.
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    Se ce la fa il contatore a tener su compressore e resistenza elettrica...
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    Se la regolazione e le perdite di carico dell'impianto non "alterano" la portata nominale allo scambiatore gas/acqua della pompa di calore (quella portata che garantisce un salto termico di 5°C alla massimo potenza) ci si va diretti.
    Se l'impianto ha perdite di carico notevoli o se è dotato di testine, valvole a due vie, termostatiche, valvole di derivazione a 3 vie dimensionate malamente. è bene inserire un sepatatore idraulico tra la pompa di calore e l'impianto. Si limita la velocità della pompa primaria (qualle della pompa di calore) che consumerà pochissimo per garantire la portata nominale e sul secondario una bella pompa ad inverte (vedi Alpha2) che regola sulla sua pressione differenziale. Garantire la portata nominale allo scambiatore gas/acqua vuol dire ottimizzare lo scambio termico e quindi i rendimenti della macchina: il consumo di una seconda pompa è ampiamente compensato dai rendimenti della pompa di calore.
    Separatore idraulico da 200 litri? Non è un separatore idraulico quello! E' un vaso inerziale, esagerato anche per una pompa di calore on/off!!!
    Per le portate in gioco ti basta un separatore idraulico di diametro DN25, lungo 30 cm!
    Oramai mi sono arreso all'incapacità di parecchi progettisti di dimensionare "l'oggetto oscuro" separatore idraulico, ma inizio a dubitare anche della capacità di scegliere un accumulo inerziale corretto, forse perchè non sanno bene a cosa serva...
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    Sono le peggiori condizioni che puoi trovare (neve). Nel lungo periodo le condizioni sono diverse.
    Da questi dettagli si può capire la differenza di costo tra una pompa di calore ed un'altra. Come sempre dico la dimensione della batterie esterna e la taglia del ventilatore permettono di capire quanto è prestante una macchina rispetto ad un'altra a basse temperature.
    Sembra inoltre che la norma di riferimento per il calcolo del COP (base poi per la detrazione del 55%) ammetta un errore del 15%. Posso scrivere COP 4 ed averne uno reale che arriva a 3,41.....non ho avuto modo di consultarla, quindi prendo con le molle la notizia.
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    Sicuramente il COP medio cala. Nel caso sopra descritto ipotizando un COP medio pari a 3,0 a batteria pulita, con una decina di defrost da circa 3,5 minuti l'uno (una media dei defrost nell'arco di quella giornata) nell'arco delle 24 ore scendiamo ad un COP medio pari a 2,93.
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    Quando la batteria esterna raggiunge temperatura al di sotto di 0°C l'umidità dell'aria esterna si congela sulla batteria. L'apporto di calore latente è sempre presente. Questa brina ha un duplice effetto: ridurre lo scambio tra l'aria e le alette (in quanto le ricopre) e ridurre la portata d'aria in quanto va ad ostruire gli spazi tra le alette della batteria. Sono quindi necessari dei defrost. Ci sono diversi modi con qui vengono fatti. Da un paio di settimane sto supervisionando dall'ufficio una pompa di calore installata in una zona piuttosto fredda (sono stati toccati i -20 nei giorni del grande gelo, ed è anche nevicato molto). Quotidianamente mi scarico uno storico di oltre 2800 campioni (un campione ogni 30 secondi) e l'effetto dei defrost non è così deleterio come si crede: 4 minuti di ciclo ogni 2 ore, con un abbassamento di solo 0,9 °C sulla media calcolta nelle 24 ore.
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    Non è impossibile calcolarlo. L'energia termica per portare una volume d'acqua conosciuto da 40 a 45 gradi è nota. Basta misurare l'energia elettrica assorbita nell'intervallo di tempo impiegato.
    Le pompe di calore ottime, nell'intervallo 40-45 con A7, hanno COP 3,8 a piena potenza. Se poi il compressore modula le prestazioni sono anche migliori.
    Una cosa importante da far notare è che le prestazioni non dipendono solo dalla temperatura esterna ma anche dall'umidità esterna. Più l'umidità è alta più la batteria esterna è prestante (defrost a parte).
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    Il calcolo del COP tra un termoboiler ed una pompa di calore è completamente diverso. Così come è diverso il tipo di gas usato e le modalità di scambio.
    Come è stato detto il COP del temoboiler a pompa di calore è un valore medio calcolato sull'intervallo 15-55 ad una data temperatura esterna. Alto all'inizio e basso alla fine. Il gas usato è normalmente l' R134, gas che lavora a basse pressione ma meno prestante del 410 in evaporazione. Nel boiler c'è uno scambio gas/acqua, mentre nelle pompe di calore c'è uno scambio acqua/acqua. Lavorando su un intervallo 40-45 il COP di un termoboiler è inferiore a quello di una pompa di calore.
    Il COP di una pompa di calore è un calcolo istantaneo, effettuato a piena potenza.
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    Buongiorno
    ho bisogno di qualche suggerimento: dovrei accedere da remoto ad un webserver inserito sulla rete locale LAN. Ho ha disposizione un router ADSL con IP dinamico. In passato ho usato router industriali (ewon) che realizzano automaticamente un serivizio di VNP utilizzando loro server: io mi collego al server con un software, vedo quali dispositivi sono in linea ed attivo la VNP sui router a cui voglio accedere, poi con explorer consulto il mio webserver.
    Questi router sono costosi, in quanto hanno altre mille funzioni. Qualcuno conosce prodotti simili ad un costo contenuto?
    C'è la soluzione dyndns......qualcuno l'ha percorsa?
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    Un paio di considerazioni: si definiscono pompe di calore anche le unità aria/aria e non solo (il gas può scambiare calore direttamente con l'elemento da trattare in alcune applicazioni alimentari..). Il principio non cambia, gli elementi del circuito frigorifero non cambiano, se non nel dimensionamento. La resa di una pompa di calore è essenzialmente determinata dalla pressione di aspirazione e di mandata del compressore. Più la pressione di aspirazione è alta più la resa del compressore è alta. Più la pressione di mandata è bassa più la resa è alta. Nelle pompe di calore evaporate ad aria, in regime "invernale", la pressione di aspirazione è strettamente legata alla temperatura esterna: più questa scende, più la resa cala (a parità di pressione di mandata). Quest'ultima dipende invece dalla temperatura entrante del vettore condensatore (sia esso acqua o aria). Quindi più bassa riesco a tenere la temperatura di mandata del vettore (sia esso acqua o aria) più la macchina mi rende.
    Ora la macchina citata utilizza l'aria ambiente come vettore evaporante (quindi una fonte ad alta temperatura) e riscalda l'aria esterna (vettore condensante) immettendola in ambiente. La potenza termica in condensazione è sempre superiore a quella in evaporazione, quindi quando il compressore è accesso la resa è superiore al 100%. Ipotizzando che la temperatura ambiente sia costante, quindi anche la pressione di aspirazione del compressore, all'aumentare della temperatura esterna aumenterà anche la temperatura di mandata dell'aria (a parità di potenza il salto termico rimane invariato). Ora il COP cresce a basse temperature esterne perchè il compressore lavora a pressioni di mandata più basse.
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    Una domanda: alla centralina che gestisce le 4 valvole miscelatrici sono associate 4 sonde ambiente (o solo 3 escludendo i termoarredi)?
    Se si il tutto può avere un senso in quanto la temperatura di mandata potrebbe essere gestita controllando anche la temperatura ambiente (oltre ad avere come limite massimo la climatica). In questo modo modulo la temperatura di mandata per controllare la temperatura ambiente. Soluzione lussuosa dal punto di vista della regolazione e della gestione delle inerzie. Indirettamente controlleresti la temperatura superficiale del pavimento sufficiente a garantire la temperatura ambiente desiderata. Se inoltre puoi definire (nella centralina) dei profili di temperatura nell'arco della giornata hai un vero e proprio impianto modulante e non on/off.
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    Vero dotting... :ops.gif:
3454 replies since 5/10/2009
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