Chi conosce la Brofer HPU600?

Pompa di calore aeraulica monoblocco

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    Mi chiedevo: è possibile modificare il titolo della discussione? Da “ Chi conosce la Brofer HPU600” a “Chi conosce la Brofer Compact 0.6 “ o meglio ancora “Chi conosce la Brofer HPU600 / Compact 0.6 “?

    HPU600 è un nome commerciale da un paio d’anni non più utilizzato. C’è il rischio che alcuni possessori non sappiano dell’esistenza di questa discussione e del cambiamento del nome commerciale.
     
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    Approfitto di questo spazio (perché riguarda anche gli impianti a tutt’aria) per ricordare come si comportano gli involucri moderni caratterizzati da un grande rapporto tra capacità termica della massa e dissipazioni istantanee, da costanti di tempo elevate e da sfasamento del carico.
    Questi edifici sono, per le sopra elencate proprietà, poco sensibili alle variazioni giornaliere delle condizioni esterne. Reagiscono lentamente nel lungo periodo.
    Non ci si aspetti che un temporale serale possa modificare i carichi termici od interromperli. Non bastano 4/5 ore di temperatura esterna più bassa dell’interna a far reagire un involucro di questa tipologia. Conta il profilo di temperatura lungo lo spessore delle pareti perimetrali (la massa). Lasciate gli impianti accesi. Solo quando interverrà il termostato (o l’organo più o meno evoluto di controllo ambiente) i carichi saranno soddisfatti.
    Concetti basilari. Eppure vanno sempre ribaditi. Alcune persone credono che basti un temporale per interrompere il carico termico dell’edificio e si stupiscono se l’impianto rimane in funzione od ancora peggio si stupiscono se, spegnendo l’impianto (od interrompendo modificando il setpoint), perdono comfort. :) beata ignoranza (soprattutto di chi dovrebbe spiegarvi i comportamenti dell’edificio che vi ha venduto)
     
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    L’edificio relativo alla foto allegata è caratterizzato da un isolamento interno (bassa massa termica interna) e da 300 mm di mattone pieno esterno.
    La stratigrafia è invernale, ma si possono fare considerazioni estive. L’andamento della temperatura estiva sarà analoga a quella invernale: partendo dall’esterno (ipotizziamo 35 gradi di progetto) la temperatura lungo lo spessore sarà caratterizzata da un andamento pressoché orizzontale lungo lo strato di mattoni e il totale salto termico cadrà sullo strato di isolante (da 35 a 26 gradi).
    Ipotizzando una casa con una superficie opaca perimetrale di 80 mq, l’energia accumulata dallo strato di mattoni sarà pari a (80*0,3)*504*(35-26)*840=91,4 MJ=25,4 kWh.
    Questa energia non è il carico termico, ma costituisce una massa termica che determina un’inerzia.
    Ipotizzando che la temperatura esterna scenda a 26 gradi (come quella interna), prima di azzerare il carico dissipativo tutta quell’energia immagazzinata deve essere smaltita e richiederà del tempo.
    Se spengo il raffrescamento (il quale controlla la temperatura interna) parte di quell’energia immagazzinata finirà in ambiente alzandone la temperatura.

    Non abbiamo tenuto conto dell’ irraggiamento solare che determina una temperatura superficiale esterna superiore a quella dell’aria e ad un aumento dell’energia immagazzinata.

    Se la casa fosse realizzata con uno strato di metallo la massa termica sarebbe praticamente nulla e l’ambiente seguirebbe velocemente l’andamento della temperatura esterna. Ma accadrebbe anche con -5 gradi o 35 gradi esterni.
    La lenta reazione ad un gradino (veloce variazione di setpoint o di temperatura esterna) è una qualità, non un difetto.
    Tutte le fasi di transizione stagionale (fine inverno e fine estate) saranno caratterizzate da giornate con temperatura esterne favorevoli per alcune ore (che tenderanno ad aumentare), ma con masse termiche ancora “cariche” di energia (che tenderà ad essere smaltita). Così come serve del tempo per portare a regime un’abitazione, servirà del tempo per poter spegnere l’impianto. Bisogna lasciare accesi gli impianti in queste fasi transitorie o tollerare un aumento di temperatura ambiente (fase finale estiva) od un calo della temperatura ambiente (fase finale invernale). La costante di tempo dell’edificio (la si trova indicata nelle leggi 10 più complete) è un parametro che può darci un’indicazione della durata dei transitori.
    Ovviamente i comportamenti cambiano tra abitazioni ad elevata massa termica esterna ed abitazioni ad elevata massa termica interna (da me preferiti).

    Edited by PID_Block - 2/8/2022, 09:29
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    DA5CB061-50B3-43F8-AB87-D92FC61179E7

     
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    Altra considerazione relativa all’andamento sulle 24h.
    Se la temperatura media giornaliera è superiore a quella ambiente (od inferiore in inverno) interrompere la climatizzazione per alcune ora non determina una riduzione dei consumi. Alla riaccensione le pompe di calore (aria od acqua che sia) lavoreranno a frequenza superiore per dover compensare anche le dissipazioni delle ore di fermo. Il COP e l’EER saranno quindi inferiori.
    Dimenticavo: le condizioni esterne “favorevoli” sono quelle che più fanno rendere la pdc. È controproducente non sfruttarle.

    Edited by PID_Block - 2/8/2022, 10:25
     
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    il discorso vale in caso di energia elettrica consumata e pagata al distributore.
    Con impianto fotovoltaico potrebbe comunque avere senso cercare di ridurre i consumi elettrici durante le ore "buie" anche a scapito di un COP/EER inferiore alla riaccensione ma con energia prodotta dai pannelli fotovoltaici in autoconsumo.
     
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    Conviene lasciare accesi gli impianti ( quindi con una regolazione in continuo) piuttosto che andare di on-off con forti interventi di ripristino. I consumi sono solitamente superiori.
     
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    CITAZIONE (marcob73 @ 2/8/2022, 10:46) 
    il discorso vale in caso di energia elettrica consumata e pagata al distributore.
    Con impianto fotovoltaico potrebbe comunque avere senso cercare di ridurre i consumi elettrici durante le ore "buie" anche a scapito di un COP/EER inferiore alla riaccensione ma con energia prodotta dai pannelli fotovoltaici in autoconsumo.

    No, se la pompa di calore è correttamente dimensionata. Si rischia di non riuscire a compensare i carichi. Se c'è del margine o non si è in piena stagione, passi. Basta ci si accontenti del comfort che deriva dallo spegnimento.

    Una macchina che modula 24 ore ad un COP/EER elevato lavora anche nelle ore di produzione fotovoltaica. E non è scontato che la produzione fotovoltaica sia sufficiente a compensare gli assorbimenti di una macchina che lavora a COP/EER più bassi perchè deve generare la potenza di 24h in un intervallo minore.
     
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    CITAZIONE (PID_Block @ 2/8/2022, 14:19) 
    CITAZIONE (marcob73 @ 2/8/2022, 10:46) 
    il discorso vale in caso di energia elettrica consumata e pagata al distributore.
    Con impianto fotovoltaico potrebbe comunque avere senso cercare di ridurre i consumi elettrici durante le ore "buie" anche a scapito di un COP/EER inferiore alla riaccensione ma con energia prodotta dai pannelli fotovoltaici in autoconsumo.

    No, se la pompa di calore è correttamente dimensionata. Si rischia di non riuscire a compensare i carichi. Se c'è del margine o non si è in piena stagione, passi. Basta ci si accontenti del comfort che deriva dallo spegnimento.

    Una macchina che modula 24 ore ad un COP/EER elevato lavora anche nelle ore di produzione fotovoltaica. E non è scontato che la produzione fotovoltaica sia sufficiente a compensare gli assorbimenti di una macchina che lavora a COP/EER più bassi perchè deve generare la potenza di 24h in un intervallo minore.

    Dipende sempre,tutto,dalla massa termica presente..
    Un edificio con massa termica elevata perde decimi di grado di temperatura ogni ora,favorendo anche un eventuale spegnimento notturno (ipotesi).
    Alla riaccensione della macchina il giorno seguente,il delta T dal giorno prima non sarà molto grande,ma tale da essere ripristinato in poche ore di riaccensione....
    Cosa ne pensi pid?

    P.s. ottima spiegazione del concetto di massa termica la tua
     
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    Poi bisogna distinguere il regime invernale da quello estivo. La notte invernale è caratterizzata da temperatura esterne sfavorevoli rispetto al giorno. Viceversa la notte estiva.
     
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    QUOTE (PID_Block @ 2/8/2022, 19:01) 
    Poi bisogna distinguere il regime invernale da quello estivo. La notte invernale è caratterizzata da temperatura esterne sfavorevoli rispetto al giorno. Viceversa la notte estiva.

    Infatti, se si punta a massimizzare l'autoconsumo, ossia a minimizzare il consumo di energia a pagamento, può aver senso ricercare uno sfasamento di progetto intorno alle 15-16 ore. In inverno la produzione (come anche l'irraggiamento solare) termina intorno alle 16 per ricominciare intorno alle 7.
    In estate chiaramente il problema non si pone.
     
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    Ho incrociato abitazioni con costante di tempo superiore a 200. Oltre allo sfasamento c’è l’attenuazione introdotta dalla massa termica. Si possono raggiungere attenuazioni dell’oscillazione giornaliera del carico tali da poter far trascurare lo sfasamento (carico costante sulle 24 ore).

    Sarei piuttosto curioso di sapere, da parte di un termotecnico favorevole al carico/scarico delle masse (giorno/notte), che cosa accade alla stratigrafia della pressione di vapore lungo le pareti. Analisi che credo venga fatta a regime, quindi con le masse in corretta temperatura e non in carico/scarico.

    Comunque il carico/scarico può avere senso su involucri con massa termica interna e con dissipazioni massime di qualche kW.
    Per gli edifici nuovi (o pesantemente ristrutturati) progettati dopo il gennaio 2021 , con dissipazioni invernali dell’ordine di 2kW ogni 100 mq, le differenze in costo tra mantenere acceso l’impianto e le logiche di carico/scarico si riducono molto.
    Con accumulo FV la questione nemmeno si pone.

    Edited by PID_Block - 3/8/2022, 10:36
     
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    CITAZIONE (PID_Block @ 3/8/2022, 10:16)
    Ho incrociato abitazioni con costante di tempo superiore a 200. [cut]

    Molto interessante... che stratigrafie/materiali per avere quasi 6gg di sfasamento?
     
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    La costante di tempo dell’edificio è il rapporto tra la capacità termica C dell’edificio ed il coefficiente di dispersione termica H dell’edificio.
    T=C/H

    In pratica è il rapporto tra l’energia contenuta nella massa e le dissipazioni. È solitamente espressa in ore.

    CITAZIONE (firo @ 3/8/2022, 19:28) 
    CITAZIONE (PID_Block @ 3/8/2022, 10:16)
    Ho incrociato abitazioni con costante di tempo superiore a 200. [cut]

    Molto interessante... che stratigrafie/materiali per avere quasi 6gg di sfasamento?

    Più che lo sfasamento indica il tempo di messa a regime e di reazione alle variazioni. Partendo dall’involucro freddo il regime su raggiunge dopo circa 4 o 5 costanti di tempo.
     
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    Documento che spiega parecchie cose.
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    Macchina accesa definitivamente, a settembre trasloco ed ormai è arrivato il momento di mettere casa a regime.
    Condizione di partenza alle 14:48
    1661115281509IMG_20220821_144653
    1661115345309IMG_20220821_144700

    Qui alle 20:36
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    Qui alle 22:16
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    Avevo notato che con la deumidificazione attiva la temperatura di mandata non scendeva tanto, così appena spenta è iniziata a scendere, come si può vedere dall'ultima foto. Spero di non metterci troppo per mettere la struttura a regime.
     
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